Paesi abbandonati

Casoni di Vegni – Ferrazza – Reneuzzi 

Tre piccoli borghi ormai abbandonati, con la sola eccezione di Ferrazza abitato durante il periodo estivo, posti lungo una dei percorsi che dalla Liguria conducevano alla pianura padana scavalcando la catena del monte Antola. 

Casoni di Vegni è il primo di questi antichi agglomerati rurali che si incontra percorrendo il sentiero che parte da Vegni nell’ appartata Valle dei Campassi. 


 
Renèuzzi

E'  il paese più vicino alla cima del monte Antola ed è posto ad una quota di circa 1.075 mt.

Arrivando dal sentiero che parte da Vegni, si incontra subito l’ Oratorio dedicato a San Bernardo Abate ed il piccolo cimitero; nell’ oratorio un piccolo altare, una nicchia dove probabilmente era alloggiata la statua del Santo ed una rudimentale acquasantiera.

Le case ormai sono in gran parte crollate. Di particolare interesse una casa con muro curvo, una cisterna per la raccolta dell’ acqua piovana ed una stalla ancora ben conservata con un pregevole pilastro a sezione circolare.

Fino al 1960 il paese era ancora abitato sia pure da una sola famiglia.





Canate di Marsiglia

Il borgo di Canate, di origine medievale, risale al XII secolo ed è situato ad una altitudine compresa tra i 537 ed i 555 metri sopra il livello del mare, sul versante meridionale del monte Lago.

La prima edificazione del borgo è probabilmente avvenuta in corrispondenza del trivio tra le principali vie di comunicazione che raggiungono il paese ad una quota di 545 metri s.l.m.; qui è stata costruita una delle case più belle dell’intero paese, dotata di tetto a quattro falde, marcapiani e persiane.

Quello che salta immediatamente agli occhi arrivando a Canate è la tipologia delle sue case, che rispetto ad altri piccoli agglomerati simili, presentano delle caratteristiche non propriamente tipiche delle case contadine o comunque “povere”.

Molti dei fabbricati dispongono infatti di piccoli terrazzini dotati di belle ringhiere in ferro lavorato, scale esterne con scalini rivestiti in ardesia, fasce marcapiano, cantonali ecc. Le coperture sono quasi tutte a due falde con alcune eccezioni di alcune case con tetto a quattro falde, tutte ultimate con tegole in laterizio tipo marsigliesi.

Anche le stradine che attraversano il piccolo borgo erano dotate di pubblica illuminazione, come testimoniano ancora i resti di alcuni punti luce.

A Canate viene portata la luce negli anni trenta, e la quasi totalità delle case che compongono la piccola frazione del Comune di Davagna, sono dotate di un proprio impianto elettrico.

L’acqua era invece assicurata da un bel trogolo ancora ad oggi ben conservato, posto all’inizio del borgo percorrendo il sentiero da San Martino di Struppa, dove si approvvigionavano gli abitanti di Canate e venivano portati ad abbeverarsi gli animali.

La quasi totalità delle case di Canate disponeva di un piano terra, a volte addossato per un lato ad un muro di fascia e destinato a stalla o cantina e di uno o più piani superiori destinati all’abitazione; questi ultimi erano collegati tra loro mediante una scala interna.

La cucina era posizionata al piano immediatamente sopra la stalla o cantina, mentre le camere da letto erano ubicate ai piani superiori della casa; da quello che si può ancora notare oggi le cucine erano dotate di lavandino in marmo alla genovese, con runfò a legna per la cottura dei cibi.

Alla fine degli anni ’40 Canate era abitato da una trentina di famiglie per circa 150 persone, mentre nel 1951, i residenti erano ancora 96. Sul finire degli anni ’50 con la costruzione della strada carrabile che raggiungerà la frazione di Marsiglia, il borgo di Canate si spopolerà definitivamente e gli ultimi suoi abitanti si trasferiranno proprio in quel di Marsiglia.





  


Casoni di Juan - Casoni di Lomà

Partendo dalla frazione di Chiappa in alta Val Brevenna ed attraversate le stradine in ripida salita, si raggiungono le ultime case, con bei panorami sulla sottostante vallata ed in particolare sul borgo di Senarega.

Tralasciato il segnavia croce gialla, si prende la mulattiera sulla sinistra fino ad arrivare sul crinale che separa la valletta di Senarega da quella di Tonno.

Si continua nel bosco seguendo sempre la mulattiera fino a sbucare in un tratto più aperto in corrispondenza di un rudere. Proseguendo e tagliando infine a mezza costa si arriva ai Casoni di Juan.

Poco più in basso ma non visibili dai prati sottostanti i Casoni di Juan, si possono raggiungere i Casoni di Lomà.




 

Il Collo

Piccolo borgo rurale abbandonato in comune di Favale di Malvaro, raggiungibile tramite una stretta sterrata che si diparte dalla comunale per la frazione di Alvari (via Priano).

La strada, che si sconsiglia di percorrere comunque in auto vista la sua scarsa manutenzione e le numerose frane, conduce con una lunga serie di tornanti a  questa piccola frazione caratterizzata da un minuscolo gruppo di case in pietra alcune delle quali ancora ben conservate.

Al termine della sterrata si raggiunge un piccolo spiazzo a quota 671 mt. s.l.m., dove si affacciano alcune tra le case meglio conservate, con le murature in pietrame a vista e la copertura in lastre sempre di pietra.

Tutte le vecchie abitazioni sono caratterizzate da un primo piano ad uso abitativo e da una sottostante stalla addossata ad un muro di fascia, tipico sistema di costruire per sfruttare al meglio il pendio naturale del terreno.

Verso valle su di un piccolo pianoro vi era un tempo l’ arrivo di una teleferica, che nelle carte tecniche regionali è ancora rappresentata, mentre in quelle catastali sullo stesso pianoro viene indicato un punto trigonometrico essendo perfettamente visibile da molti punti della vallata.


 



Tecosa

Piccolissima frazione del comune di Torriglia, costituita da una ventina di fabbricati dei quali cinque ancora con la copertura originaria in tegole.

Si raggiunge tramite una vecchia mulattiera e tratti di sentiero in discreto stato di conservazione, che si imbocca dal passo sopra Donetta.

Raggiunta la frazione di Torriglia si deve proseguire lungo la strada che conduce a Pentema e subito dopo il valico lasciare l’ auto su di uno spiazzo sulla sinistra. L’ imbocco del sentiero è proprio in corrispondenza dello spiazzo ma non è facile individuarlo; bisogna scendere secondo la linea di massima pendenza per pochi metri fino ad incrociare la mulattiera che si prende a destra.

Il sentiero segue le curve di livello fino a deviare in maniera brusca sulla sinistra. Si alternano, come detto, tratti di mulattiera a tratti di sentiero, fino ad arrivare in corrispondenza di un alto muretto a secco, dove il sentiero devia verso sinistra. In breve si arriva al rio Tecosa e dopo dieci minuti circa si arriva in vista dei primi fabbricati del borgo.

Ma prima ancora sulla sinistra – lato monte – troviamo un vecchio bottino di presa di un acquedotto, probabilmente utilizzato dagli abitanti di Tecosa. Il dislivello superato è di circa 175 metri, per circa 45 minuti di cammino.

I fabbricati sono stati costruiti lungo un piccolo crinale e sono quasi tutti disposti con orientamento est/ovest. Alcuni sono impreziositi da ringhiere in ferro battuto e dispongono di gronde e pluviali.

Particolare di notevole interesse costruttivo al piano terra di un fabbricato, disposto su complessivi tre piani, è un doppio arco in pietra ancora perfettamente conservato.





Tessaie

Minuscolo aggregato di case tra le minuscole frazioni che compongono il comune di Valbrevenna, Tessaie è posto ad una quota di circa 930 metri s.l.m. lungo le pendici orientali del monte Pareto.

Ormai abbandonato da molti anni risulta difficile da raggiungere perché i vecchi sentieri provenienti da Casareggio, Pareto e Aia Vecchia, sono solo in minima parte conservati ed arrivarci è una vera e propria avventura.

Il piccolo borgo era composto da una decina di case ed altrettanti fienili; alcuni fabbricati conservano ancora la copertura originaria e dispongono di archi in pietra e scalette esterne di pregevole fattura.

Tutto intorno, si possono ancora vedere le zone terrazzate dove venivano coltivati cereali e quanto necessario per il sostentamento dei propri abitanti, mentre l’ acqua veniva approvvigionata dal vicino rio, affluente di destra del torrente Brevenna.


 


Riola di Mezzo

Riola era una frazione del comune di Torriglia divisa in tre distinti agglomerati, denominati di Sopra, di Mezzo e di Fondo.

Riola di Sopra si raggiunge dal passo lungo la strada che collega Donetta a Pentema con una mulattiera - sulle mappe catastali indicata come Strada Comunale Torriglia Riola che è la stessa che con una deviazione conduce anche a Tecosa, altra frazione del comune di Torriglia.

Arrivarci non è particolarmente difficile, se si esclude l’ ultimo tratto in prossimità del paese dove è necessario farsi largo tra la vegetazione infestante. Particolarità di Riola di Sopra è la piccola chiesetta posta su di un pulpito con vista sulla valle sottostante, che purtroppo sta a poco a poco crollando.

Dalla piccola chiesetta il sentiero scende a mezza costa seguendo le curve di livello per raggiungere Riola di fondo. Dopo circa 10/15 minuti di cammino in corrispondenza di alcuni tornanti c’è sulla sinistra la deviazione che conduce alla frazione di Riola di mezzo. Non è molto semplice individuarla soprattutto quando c’è molta vegetazione ma una volta imboccata in circa 15 minuti si arriva a quello che rimane del piccolo agglomerato.

Delle case che formavano il piccolo borgo non è rimasto praticamente più nulla solo macerie e vecchi muri in pietra di difficile lettura anche a causa della vegetazione che ha ricoperto ormai tutto.

Unica eccezione un fabbricato posto lungo il greto di un piccolo torrente disposto su due piani ed un altro ancora dotato di copertura in tegole posizionato a valle dell’ abitato.

Il piccolo edificio posto in fregio al rivo ha una copertura in lastre di pietra e dalla sua conformazione potrebbe trattarsi di un vecchio mulino. Tale ipotesi potrebbe essere confermata dal fatto che all’ interno dell’ altro edificio ancora ben conservato al piano terra si trova un tronco di notevoli dimensioni che potrebbe fare pensare all’ albero su cui era fissata la ruota.

Altro particolare ancora leggibile è una vecchia vasca seminterrato; sul lato verso valle c’è ancora il tubo da cui ci si poteva attingere l’ acqua.

Nel fabbricato posto più a valle, avvolto da una fitta vegetazione, si possono ancora vedere i resti di una vecchia cucina al piano terra con panche in legno ed alcuni altri mobili mentre al piano superiore raggiungibile con una bella scala in pietra vi sono due camere con ancora i letti in ferro ed un vecchio materasso imbottito con foglie di mais.







Balestrino



 

 


 

 

  
 

 

Arena Inferiore



 




 




Alpe di Cassissa





Arvigo












 


Borzine
 





 Camere Nuove





Camponevoso






 Cerendero


















 Casa Bremeè






Casa Gritta
 


Casa Corpi




Casa Pagliaro