Mulino di Prato di Reppia - Val Graveglia
Mulino di Vigogna - Vobbia (GE)
Posto immediatamente a valle della frazione di Vigogna ad una quota di circa 997 mt., è collocato alla confluenza dei rivi “Gura” e “Vezzè”.
Da Vobbia si segue la strada per Mongiardino Ligure e dopo circa un chilometro,
si prende il ponte sulla destra per le frazioni di Vallenzona, Arezzo ecc. (cartelli indicatori). Alla fine del ponte si gira a destra in direzione Vallenzona e dopo circa due chilometri, si raggiunge la frazione di Vigogna.
Poco sotto i due tornanti prima di arrivare alla piazza al centro del paese, sulla destra troviamo un piccolo slargo dove è possibile lasciare l’ auto. Si scende lungo le fasce sottostanti la strada per seguire alcune tracce che conducono in breve nell’ alveo del rio Gura, che si attraversa per risalire sulla sponda opposta dove è ubicato il mulino ed altri piccoli fabbricati.
Una sentiero più lungo ma più agevole è quello che si diparte da un tornante sotto l’ abitato di Vigogna, in corrispondenza di un rio. Una pista carrabile conduce sull’ alveo del torrente Vallenzona che si deve risalire fino al mulino. A valle del fabbricato si trova un piccolo manufatto abbastanza recente un tempo utilizzato dall’ Enel, che può servire come riferimento.
Mulino delle Serre di Pentema (Torriglia) |
Mulino di Zame - Torriglia |
Mulino di Sarmoria (Vobbia)
Mulino di Pareto - Val Brevenna
Piccolo mulino posto lungo la sponda sinistra del torrente Pareto, ormai abbandonato ed in rovina: era raggiungibile con una mulattiera dalla omonima frazione.
Ancora ben riconoscibile il lungo beudo che canalizzava l' acqua sulla ruota in ferro ancora ben conservata. Il primo risulta parallelo al torrente, mentre l' ultima parte con una deviazione di 90 gradi faceva cadere, con un mezzo tronco cavo l’ acqua sulla ruota.
A differenza di altri mulini, non disponeva di macchinari molto sofisticati.
La ruota verticale in ferro faceva girare una singola macina, date anche le ridotte dimensioni del manufatto.
All' interno della costruzione, accessibile con una piccola porticina posta sul lato di valle, vi sono ancora due macine ben conservate.
Mulino
di “Duardu di Mareta” - Val Brevenna
Ubicato
a poche decine di metri dal bivio per Mareta, è posto immediatamente a valle
della strada che risale la Val Brevenna, su di un pianoro soprastante l’ alveo
dell’ omonimo torrente.
Raggiungibile
un tempo con la strada comunale “Ciosso – Mareta” risulta disposto su due piani
ed era alimentato direttamente dal torrente Brevenna tramite una ruota,
probabilmente in legno, oggi scomparsa.
Al
piano terra, addossato ad una fascia secondo il tradizionale costruire delle
“case di pendio”, rimangono ben conservati, gli ingranaggi che facevano muovere
due macine. Ancora parzialmente visibile la scaletta in legno di collegamento
con il piano superiore.
Il
mulino conserva i resti degli ingranaggi. In particolare il cosiddetto
“castello” ovvero l' impalcatura interna in legno, che sostiene le macine e le
tramogge oggi scomparse, al di sotto della quale sono posizionati gli
ingranaggi e le ruote dentate
Sotto
il “castello” si trovano due “ruote dentate o lubecchi”, in legno saldamente
ancorate all’ albero orizzontale costituito da un grosso tronco. Il disco della
ruota presenta una serie di denti, sempre in legno, di particolare forma e
sezione adatti ad innestarsi nella “lanterna” o “rocchetto” costituita da traversine cilindriche,
detti “fusoli”.
Le
macine sono formate da due mole dette anche “palmenti” fatte di grosse pietre
in origine monolitiche, di forma circolare. La mola inferiore era fissa mentre
quella superiore girava grazie al meccanismo sopra descritto; disponeva di un
foro centrale attraverso il quale veniva fatto scendere il prodotto da
macinare, regolato dalla tramoggia.
Le
macine erano incise con canalette dall'interno all'esterno, la cui dimensione e
forma variava in funzione del tipo di granaglia da macinare e della farina che
si voleva ottenere.
Si
possono ancora osservare le protezioni in legno delle macine che dovevano
garantire la sicurezza di chi lavorava all’ interno del mulino e il meccanismo,
sempre in legno, chiamato “arganello” che era utilizzato per sollevare la
macina superiore.
Poiché
le mole si usuravano rapidamente il mugnaio doveva periodicamente revisionarle,
con un operazione che veniva detta “battere mola” che consisteva nella
scalpellatura della superficie di pietra della mola.
Mulino di Foppiano di Rovegno |
Mulino di Casalbusone |
Mulino di Bromia (Montoggio) |
Mulino di Berlicche (Isola del Cantone)
Mulino di Agneto (Carrega Ligure)
Mulino dei Gatti valle dei Campassi (Carrega Ligure)
Mulino
degli Oberti di Alpe di Vobbia
Il
mulino è disposto su tre piani: al piano terra c’ è la stanza dove sono alloggiati i meccanismi e le macine. La
zona risulta sopraelevata di circa un metro rispetto al terreno circostante ed
è accessibile mediante alcuni scalini in pietra. Le macine sono poste
superiormente agli ingranaggi ed accessibili tramite un piccola porticina
laterale da dove il mugnaio alimentava le tramogge poste sopra le macine.
A
lato del mulino un'altra stanza destinata a cantina, mentre al piano superiore
era posizionata l’ abitazione del mugnaio; evidenti ancora i resti di un
vecchio forno con volta in pietra, impiegato probabilmente per la cottura del
pane. Sempre al piano della cucina c'era anche un "abergo" ovvero un
vano per la seccatura delle castagne.
Per
il bestiame ed il fieno erano presenti due cascine a monte del mulino, mentre il
terreno circostante era coltivato con alberi di frutta e perfino un vigneto.
Rispetto
ad altri mulini della zona, il Mulino d’ Alpe ha una caratteristica che lo
contraddistingue dagli altri: era alimentato da una grossa vasca, posta a monte
del fabbricato, che con un beudo, captava l’ acqua dal rio dei Cugni.
Evidentemente
la sua posizione orografica nella parte alta della valle del rio Fabio, non
assicurava la necessaria quantità di acqua anche durante i periodi di maggiore
siccità e quindi la necessita di avere questa grossa vasca di accumulo.
Dalla
vasca di accumulo semi interrata delle dimensioni di circa 12 x 5 mt., l’ acqua
veniva convogliata al mulino con una condotta oggi scomparsa, probabilmente
costituita da tubi in ferro.
Dalle
ricerche eseguite sulla cartografia, soprattutto catastale, il mulino era
collegato sia con Alpe di Vobbia che con il paese di Costa di Clavarezza
tramite “strada comunale”.
Mulini delle ex cave di ardesia di Trapena (Bargagli)
Mulino Gelato valle dei Campassi (Carrega Ligure)
Mulini di Tonno Val Brevenna
Ubicati in sponda destra del rio di Tonno, sono tre distinti fabbricati, ancora in discreto stato di conservazione, nonostante i crolli delle coperture.
Raggiungibili con una comoda mulattiera che parte dalla piccola frazione di Tonno in circa 30/40 minuti.
Al termine della strada carrabile che conduce alla frazione di Tonno si posteggia l’ auto e si seguono le frecce in legno.
Si raggiunge dopo circa 10 minuti la fonte della Moia proseguendo in falsopiano fino ad un crinale (panchina del Parco Antola).
La mulattiera scende quindi con una serie di tornanti fino ad arrivare ai mulini.
Si possono ancora notare le spalle dell’ antico ponte che attraversava il rio di Tonno conducendo alla frazione di Chiappa.
Mulini di Casanova di Sant' Olcese
Mulini di Frassineto Val Brevenna
Mulino di Alpepiana - Val d' Aveto
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