domenica 31 marzo 2013

Casa Carpi - Comune di Montoggio

Minuscolo agglomerato, una casa e due fienili ubicato in sponda destra del rio dell' Arbosa che più a valle prende il nome di rio Feto, affluente del torrente Laccio.


Posto ad una quota di circa 750 metri è raggiungibile dalla frazione di Poggio Caldaia a cui si accede tramite la strada che si diparte dalla S.P. che risale il corso del torrente Laccio in frazione Ferriere (indicazione per Candini).


Dalla frazione di Poggio Caldaia una mulattiera oggi quasi scomparsa tagliava a mezza costa il "Pian De l' Arbosa" raggiungendo dapprima Lavagetti (2 fabbricati ridotti ormai a ruderi) e quindi "Cugno dei Corsi.




 
Vista della casa con sullo sfondo le frazioni abbandonate di Feto e Camponevoso




la cucina con una vecchia piattaia, un mattarello ed il bidone del latte




 L' anello per legare gli animali murato sulla facciata

sabato 23 marzo 2013

O Ciappà – comune di Montoggio

 Un grosso casone a destinazione abitativa e due fienili abitati fino al 1958 da un unico nucleo famigliare con cognome Tacchella. Più a nord, lungo il sentiero che conduce al monte Bano, un truogolo con una imponente vasca per la raccolta dell’ acqua.

Prima di arrivare al piccolo nucleo appena descritto ad una quota di circa 838 mt. s.l.m. incontriamo in un bel bosco di castagni secolari quello che rimane di un secchereccio in rovina, importante e per certi versi insostituibile alimento.

Dalla piazza in loc. Mulino del capoluogo del comune di Montaggio si raggiunge il piccolo borgo in circa un ora con una mulattiera che attraversa  il “bosco grande”.









sabato 16 marzo 2013

Camponevoso - comune di Montoggio valle del rio Feto

Camponevoso era, rispetto ad altri borghi, di una consistenza decisamente diversa a livello di numero di fabbricati: circa quaranta tra abitazione, fienili e magazzini.

Su alcune carte viene indicato come Campoveneroso derivante forse dal cognome  Veneroso.

Il borgo abbandonato dopo l’ ultimo conflitto mondiale è in pessimo stato di conservazione ed avvolto da rovi e vegetazione, ad accezione di alcuni fabbricati che conservano ancora parte della copertura. Di particolare interesse un forno per la cottura del pane.

Era abitato da circa 25 famiglie per un centinaio di persone in tutto; era dotato di una piccola osteria e di scuola elementare, occupata durante la seconda guerra mondiale dai partigiani ed utilizzata come rifugio e deposito (Marco Fezzardi - Monte Bano, molte storie).

Per arrivare a Campovenoso si può partire dalla frazione di Capenardo, raggiungibile con strada carrabile si prende il sentiero FIE per il monte Candelozzo (quadrato rosso pieno) fino al gigantesco pannello per le radio comunicazioni. Si prosegue quindi sulla sterrata che conduce al paese di Noci valicando il Passo del Fuoco dove si incontra l’ AVML.

Poco prima di arrivare a Noci, si trova sulla destra una traccia di sentiero che sale alla Costa del Fo (costa del faggio), ampia sella prativa dove si ha una bella visuale sul paese. Da qui si prosegue per poche decine di metri lungo il crinale per trovare una deviazione sulla destra in discesa che conduce al paese in circa 10/15 minuti.







Feto comune di Montoggio


Poche case suddivise in due gruppi poste sul versante sinistro del torrente Feto. Il toponimo come scritto da Marco Fezzardi nel libro Monte Bano, molte storie, potrebbe derivare da “felceto” luogo ricco di felci, ovvero da “feleto” che significa stanziamento o guarnigione.

Potrebbe essere più probabilmente una storpiatura del nome “Ferretto” che era il più comune tra gli abitanti del piccolo borgo.

Dalla frazione di Capenardo, raggiungibile con strada carrabile si prende il sentiero FIE per il monte Candelozzo (quadrato rosso pieno) fino al gigantesco pannello per le radio comunicazioni. Si prosegue quindi sulla sterrata che conduce al paese di Noci valicando il Passo del Fuoco dove si incontra l’ AVML.

Poco prima di arrivare a Noci, si trova sulla destra una traccia di sentiero che sale alla Costa del Fo (costa del faggio), ampia sella prativa dove si ha una bella visuale sul paese. Da qui si imbocca un sentiero che si inoltra nel bosco (direzione est) fino a trovare sempre sulla nostra destra dei muri a secco. Arrivati sul crinale si svolta a destra ed in circa cinque minuti si arriva alle case di Feto.

Arrivati alla prime case ci troviamo su di un un piccolo spiazzo dove probabilmente si riunivano gli abitanti di Feto. Sul lato a valle un muretto/sedile mentre sul lato opposto troviamo un secchereccio con al piano terra una cucina con un rumfò ed al piano soprastante il seccatoio con la grè ancora ben conservata. Sempre sulla piccola piazzetta l’ ingresso di una casa dotata di targhetta in marmo con il numero 100.

Al piano seminterrato una stalla ancora ben conservata con la gréuppia. Da notare le imponenti travi in castagno squadrato del solaio.

Come detto il cognome più diffuso era Ferretto ed il borgo era abitato da pochi nuclei famigliari dediti all’ agricoltura all’ allevamento ed alla realizzazione delle ceste. Nel 1951 erano residenti a Feto 33 persone e nel periodo 1866-1951 nascono ben 47 bambini. Il paese è stato definitivamente abbandonato nel 1963.

Lorenzo Torre che ha fatto ricerche presso gli archivi parrocchiali di Montoggio riferisce quanto segue:

"La popolazione di Feto nel 1905 contava ben 61 abitanti. 

Quattro nuclei familiari erano composti da quattro fratelli e le loro famiglie (31 persone in totale); altri tre nuclei familiari erano composti da altri quattro fratelli, due con famiglia e due che vivevano con l'anziana madre (14 persone in tutto), altre due famiglie rispettivamente composte da 7 e 8 persone e infine un anziano celibe che viveva solo. 

Tre famiglie ospitavano orfani che venivano da Genova: era usanza prendere dei bambini per ottenere un piccolo contributo in denaro dagli orfanotrofi (in cambio di vitto, alloggio e... al lavoro come gli altri)".