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Piccola
frazione del comune di Montoggio ormai abbandonata il cui toponimo dovrebbe
derivare dal Genovese “luvega” ovvero luogo umido. Ma di umido nella frazione
c’ è ben poco: è infatti esposta a mezzogiorno sul versante del monte Morasco sul
lato destro del torrente Laccio, proprio davanti al monte Acuto.
Da
Luega è possibile vedere quello che rimane di altre due piccole frazioni,
sempre del comune di Montoggio: Salice e Busè.
Il
piccolo borgo era costituito da una decina di case delle quali la metà ormai
dirute, realizzate con solai in latero cemento e piccoli terrazzini con
ringhiere in ferro battuto.
Nella
casa posta al centro del paese al piano terra è ancora ben visibile una cucina
con tavolo, due sedie, un armadio che fungeva da dispensa e quello che resta di
un runfò, sostituito negli anni con una piccola cucina a gas.
Lorenzo Torre riferisce quanto segue.
Nelle carte parrocchiali della prima metà del Novecento figura sempre come "Luvega" e mai "Luega": curioso, come faccia notare Fezzardi nel suo libro "Monte Bano molte storie", dato che il paese è esposto al sole come pochi altri nella zona.
Nel 1905 ci abitano sette nuclei familiari, annota il parroco don Rebora, per un totale di 41 persone. Il cognome prevalente è Porcella, seguito da Savio; la più anziana è una vedova di nome Geronima, nata negli anni ’30 dell' Ottocento; la più giovane, una bimba di pochi mesi, Maria, nata alla fine del 1904.
Un salto di quarant'anni: l'ultima guerra mondiale, dopo aver sparso per ogni fronte la gioventù di queste montagne, nella sua fase finale arriva a bussare alle porte di queste case oggi abbandonate. Bombardamenti, sfollamento, occupazione tedesca, lotta partigiana, rastrellamenti. All'alba del 4 novembre 1943 a Luvega muore (di malattia? incidente?) un operaio di 42 anni, nato e sposato a Genova, figlio di un Redegoso (originario della vicina Castiglione?), evidentemente sfollato a Luvega; viene sepolto a Montoggio due giorni dopo. Sei mesi più tardi, il 29 aprile 1944, un fratello di quella bimba nata nel 1904, classe 1912, di nome Amedeo, sposa una ragazza di Morasco, di nove anni più giovane di lui, figlia di un uomo di Busè e di una donna di Campoveneroso.
Come riferisce Nicoletta Mongiardino, consultando l’ opera di Gaetano Ferro ,TOPONOMASTICA LIGURE. Note geografiche,ed.Bozzi ,GE,1964 ,p.23.
Il Ferro mette Luvega nel cap.IV intitolato 'Posizione', nel par.3 -La posizione topografica e l'esposizione.Cito(p.23):'Più spesso viene messa in evidenza l' esposizione, elemento tanto importante per le colture e le attività rurali. Specialmente nell'estrema Liguria occidentale è frequente la contrapposizione tra l'AURIGO... e L' UBAGO...,cioè tra il versante solatio e quello ombroso, "opaco"; che i due termini derivino dal comune lessico dialettale lo dimostrano esempi come Ibago di Castellaro e la numerosa frequenza con cui ricorrono (qui cita il ROSSI, Glossario Medievale Ligure, il LAMBOGLIA e la PETRACCO SICCARDI), in altri lembi della regione la voce "opacus" compare ancora, ma meno sovente e con esiti in parte diversi: LUVEGA(MONTOGGIO,83 IV SE)...".
Evidentemente in una economia eclettica come quella ligure, aveva molta importanza in una proprietà privata o in una zona possedere luoghi soleggiati ed ombrosi per differire ed integrare le coltivazioni ed avere nel contempo una varietà alimentare mirata a garantire almeno la sussistenza e l' automantenimento a famiglie numerose in reconditi luoghi.
Le case più a valle della frazione di Luega
cucina posta al piano terra con la struttura del Runfò ed il lavandino
L' ultima casa più a nordo del paese con sullo sfondo
l' evidente e riconoscibile monte Acuto
Cucina con stufa in ghisa
il paese visto dall' alto con sullo sfondo il monte Acuto