Il
Mulino di Pareto
Quando
pensavo di avere già visto o trovato tutto, la Val Brevenna mi ha regalato
invece ancora una nuova scoperta.
Grazie
al post di Giuseppe Bagnasco sul gruppo Facebook “quelli della Val Brevenna”,
che mi ha molto incuriosito, ho fatto alcune ricerche su questo mulino.
Credevo
infatti che il mulino di Pareto fosse quello sempre lungo il torrente omonimo
ma praticamente davanti alla frazione di Caselline, che avevo già avuto modo di
fotografare, non senza difficoltà.
Mentre
di quello da me fotografato non ho trovato alcuna notizia, nel libro edito da
Dal Sagep nel 1973 dal titolo “alta valle scrivia”, scritto da Giovanni Meirana e
Camillo Manzitti, ho scovato invece la descrizione ed il racconto fatto da Giacomin
Staiolo di Pareto che riporto integralmente.
“Sono quarant'anni che non entro in
questo mulino, ma ricordo ancora mia nonna dare fiato a un corno, per avvertire
la gente che il mulino girava.
Gli uomini scendevano con i sacchi in
spalla giù per le scalette di pietra da una fascia all'altra o lungo un
sentiero cosi ripido che neppure i muli potevano affrontarlo. Venivano a
macinare nel nostro mulino. Mia nonna dai più
poveri non si faceva pagare - mi direte un Rosario - diceva, e quando restava
sola nel mulino impiegava anche lei il tempo a dire rosari e ripuliva la
tramoggia. Poi impastava qualche manciata di farina di castagne e cuoceva sotto
la cenere certe focacce schiacciate e dure, le trovavo squisite " .
Gli
autori proseguono quindi con la descrizione del mulino o di ciò che ne restava già
oltre 40 anni fa.
“Quando il mulino è in vista, il sole è alto
e il ruscello si colora d’ argento. L’ edificio è li, su uno sperone di roccia,
col tetto di paglia e il displuvio protetto da tronchi concavi di castagno. Sembra
tirato fuori di peso da un dipinto di Brueghel e messo li per caso. L’ edera e
i rovi rivestono i muri e ricoprono macerie, ma l’ interno è rimasto quasi
intatto: in alto la tramoggia servita da una scaletta e sotto il cassone che
copre le macine ruotanti. Sul cassone una data: 1848. Nell’ angolo, sul pavimento
di legno, un riquadro in pietra, su cui veniva acceso il fuoco. I muri
affumicati del locale richiamano alla memoria un altro ambiente, di cui fra
breve non resterà neppure la semenza: l’ essicatoio per le castagne, sovente
costruito nei boschi, a volte in paese, accanto alla casa di abitazione”.
Oggi
di questo mulino, uno dei tanti che erano presenti nella Val Brevenna, non
restano che i muri perimetrali. Il tetto è inesorabilmente crollato sotto il
peso della neve, trascinando all’ interno del fabbricato i soli di interpiano.
Rimangono
al suo interno le macine in pietra e la ruota completamente in legno fissata
sull’ albero orizzontale collegata alla ruota esterna, oggi scomparsa.
Rispetto
al mulino posto più a monte del torrente questo era sicuramente più antico in
quanto tutti gli ingranaggi erano in legno.
Era
disposto su tre piani e verso valle in aderenza al mulino era posizionata l’
abitazione del mugnaio oggi in gran parte crollata.
Foto tratta dal libro edito da Sageo dal titolo "alta valle scrivia" scritto da Giovanni Meriana e Camillo Manzitti |