Posto immediatamente
a valle della frazione di Vigogna ad
una quota di circa 997 mt., è collocato alla confluenza dei rivi “Gura” e
“Vezzè”.
Il mulino
era luogo di incontro ed uno dei punti più importanti della comunità contadina,
dove si chiacchierava e si scambiavano notizie. Simbolo del lavoro e della
fatica quotidiana, i mulini hanno scritto una pagina importante della storia delle
nostre vallate.
Come arrivare
Da Vobbia si
segue la strada per Mongiardino Ligure e dopo circa un chilometro, si prende il
ponte sulla destra per le frazioni di Vallenzona, Arezzo ecc. (cartelli
indicatori). Alla fine del ponte si gira a destra in direzione Vallenzona e
dopo circa due chilometri, si raggiunge la frazione di Vigogna.
Poco sotto i
due tornanti prima di arrivare alla piazza al centro del paese, sulla destra
troviamo un piccolo slargo dove è possibile lasciare l’ auto. Si scende lungo
le fasce sottostanti la strada per seguire alcune tracce che conducono in breve
nell’ alveo del rio Gura, che si attraversa per risalire sulla sponda opposta
dove è ubicato il mulino ed altri piccoli fabbricati.
Una sentiero
più lungo ma più agevole è quello che si diparte da un tornante sotto l’
abitato di Vigogna, in corrispondenza di un rio. Una pista carrabile conduce
sull’ alveo del torrente Vallenzona che si deve risalire fino al mulino. A
valle del fabbricato si trova un piccolo manufatto abbastanza recente un tempo
utilizzato dall’ Enel, che può servire come riferimento.
Il Mulino
Il mulino è
disposto su due piani: al piano terra c’ è la stanza dove sono alloggiati i meccanismi e le macine, che
risulta accessibile da un porta sul prospetto nord, mentre la ruota
completamente in ferro risulta ubicata sul lato opposto.
Al piano
superiore vi era l’ abitazione del mugnaio, oggetto di recenti e discutibili
interventi di ripristino ed oggi abbandonata.
Anche questo
mulino, così come quello di Alpe di Vobbia era alimentato da una grossa vasca,
posta a monte del fabbricato, che con un beudo, captava l’ acqua dal rio Cornareto.
Dalla vasca
l’ acqua veniva convogliata al mulino con una condotta in ferro realizzata
dalla “Officina di Costruzioni in Ferro
di Canepa Cesare & Vittorio F.lli – San Quirico 1893”, come indicato
nella tramoggia posta superiormente alla ruota esterna.
Come funzionava
Il Mulino
era alimentato da un condotta che convogliava l’ acqua dalla vasca di accumulo
alla ruota esterna in ferro, che a caduta faceva girare la ruota.
Girando, la
ruota trasmetteva il movimento circolare ad un’ altra ruota dentata in ferro
posta all’ interno del mulino, che faceva girare un asse orizzontale sul quale
erano fissate due ruote verticali in ferro con denti in legno.
Il movimento
delle ruote dentate era trasmesso a due alberi a cammi montati su di un asse
verticale, che trasformava il movimento da orizzontale a verticale facendo
ruotare il palmento mobile.
Sulle
estremità superiori dei due assi verticali erano posizionate le macine formate
da una parte fissa – quella inferiore – e da una parte mobile che ruotava
grazie al meccanismo appena descritto, mentre il prodotto veniva inserito in un
foro centrale (bocca) attraverso una tramoggia.
Quando il
palmento mobile si appoggia su quello fisso e si mette in moto, si ottiene lo
sgretolamento del prodotto, che una volta macinato, scende attraverso le
scanalature, cadendo all'interno di appositi cassoni in legno.
L’ acqua
faceva anche funzionare, tramite un sistema di carrucole e cinghie una
macchinario ancora ben conservato che serviva per la pulitura dei cereali
ovvero per dividere i chicchi dal resto della spiga.
Sulla parte
sud del fabbricato, è ubicata la grossa ruota, completamente in ferro ed ancora
ottimamente conservata. Sulla parte superiore la tubazione di alimentazione con
una grossa tramoggia dotata di una paratia mobile, allo scopo di interrompere
il flusso d’ acqua per fare manutenzione al mulino in caso di necessità.
© Paolo De
Lorenzi – 2012
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