giovedì 26 aprile 2012

Il Mulino di Vignogna (Vobbia)


Posto immediatamente a valle della frazione di Vigogna ad una quota di circa 997 mt., è collocato alla confluenza dei rivi “Gura” e “Vezzè”.

Il mulino era luogo di incontro ed uno dei punti più importanti della comunità contadina, dove si chiacchierava e si scambiavano notizie. Simbolo del lavoro e della fatica quotidiana, i mulini hanno scritto una pagina importante della storia delle nostre vallate.


Come arrivare

Da Vobbia si segue la strada per Mongiardino Ligure e dopo circa un chilometro, si prende il ponte sulla destra per le frazioni di Vallenzona, Arezzo ecc. (cartelli indicatori). Alla fine del ponte si gira a destra in direzione Vallenzona e dopo circa due chilometri, si raggiunge la frazione di Vigogna.

Poco sotto i due tornanti prima di arrivare alla piazza al centro del paese, sulla destra troviamo un piccolo slargo dove è possibile lasciare l’ auto. Si scende lungo le fasce sottostanti la strada per seguire alcune tracce che conducono in breve nell’ alveo del rio Gura, che si attraversa per risalire sulla sponda opposta dove è ubicato il mulino ed altri piccoli fabbricati.

Una sentiero più lungo ma più agevole è quello che si diparte da un tornante sotto l’ abitato di Vigogna, in corrispondenza di un rio. Una pista carrabile conduce sull’ alveo del torrente Vallenzona che si deve risalire fino al mulino. A valle del fabbricato si trova un piccolo manufatto abbastanza recente un tempo utilizzato dall’ Enel, che può servire come riferimento.



Il Mulino

Il mulino è disposto su due piani: al piano terra c’ è la stanza dove sono  alloggiati i meccanismi e le macine, che risulta accessibile da un porta sul prospetto nord, mentre la ruota completamente in ferro risulta ubicata sul lato opposto.

Al piano superiore vi era l’ abitazione del mugnaio, oggetto di recenti e discutibili interventi di ripristino ed oggi abbandonata.

Anche questo mulino, così come quello di Alpe di Vobbia era alimentato da una grossa vasca, posta a monte del fabbricato, che con un beudo, captava l’ acqua dal rio Cornareto.

Dalla vasca l’ acqua veniva convogliata al mulino con una condotta in ferro realizzata dalla “Officina di Costruzioni in Ferro di Canepa Cesare & Vittorio F.lli – San Quirico 1893”, come indicato nella tramoggia posta superiormente alla ruota esterna.



Come funzionava

Il Mulino era alimentato da un condotta che convogliava l’ acqua dalla vasca di accumulo alla ruota esterna in ferro, che a caduta faceva girare la ruota.

Girando, la ruota trasmetteva il movimento circolare ad un’ altra ruota dentata in ferro posta all’ interno del mulino, che faceva girare un asse orizzontale sul quale erano fissate due ruote verticali in ferro con denti in legno.

Il movimento delle ruote dentate era trasmesso a due alberi a cammi montati su di un asse verticale, che trasformava il movimento da orizzontale a verticale facendo ruotare il palmento mobile.

Sulle estremità superiori dei due assi verticali erano posizionate le macine formate da una parte fissa – quella inferiore – e da una parte mobile che ruotava grazie al meccanismo appena descritto, mentre il prodotto veniva inserito in un foro centrale (bocca) attraverso una tramoggia.
  

Quando il palmento mobile si appoggia su quello fisso e si mette in moto, si ottiene lo sgretolamento del prodotto, che una volta macinato, scende attraverso le scanalature, cadendo all'interno di appositi cassoni in legno.

L’ acqua faceva anche funzionare, tramite un sistema di carrucole e cinghie una macchinario ancora ben conservato che serviva per la pulitura dei cereali ovvero per dividere i chicchi dal resto della spiga.

Sulla parte sud del fabbricato, è ubicata la grossa ruota, completamente in ferro ed ancora ottimamente conservata. Sulla parte superiore la tubazione di alimentazione con una grossa tramoggia dotata di una paratia mobile, allo scopo di interrompere il flusso d’ acqua per fare manutenzione al mulino in caso di necessità.



© Paolo De Lorenzi – 2012







  











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