sabato 31 gennaio 2015

Mulino di Pareto Val Brevenna


Il Mulino di Pareto


Quando pensavo di avere già visto o trovato tutto, la Val Brevenna mi ha regalato invece ancora una nuova scoperta.

Grazie al post di Giuseppe Bagnasco sul gruppo Facebook “quelli della Val Brevenna”, che mi ha molto incuriosito, ho fatto alcune ricerche su questo mulino.

Credevo infatti che il mulino di Pareto fosse quello sempre lungo il torrente omonimo ma praticamente davanti alla frazione di Caselline, che avevo già avuto modo di fotografare, non senza difficoltà.

Mentre di quello da me fotografato non ho trovato alcuna notizia, nel libro edito da Dal Sagep nel 1973 dal titolo “alta valle scrivia”, scritto da Giovanni Meirana e Camillo Manzitti, ho scovato invece la descrizione ed il racconto fatto da Giacomin Staiolo di Pareto che riporto integralmente.


“Sono quarant'anni che non entro in questo mulino, ma ricordo ancora mia nonna dare fiato a un corno, per avvertire la gente che il mulino girava.
Gli uomini scendevano con i sacchi in spalla giù per le scalette di pietra da una fascia all'altra o lungo un sentiero cosi ripido che neppure i muli potevano affrontarlo. Venivano a macinare nel nostro mulino. Mia nonna dai più poveri non si faceva pagare - mi direte un Rosario - diceva, e quando restava sola nel mulino impiegava anche lei il tempo a dire rosari e ripuliva la tramoggia. Poi impastava qualche manciata di farina di castagne e cuoceva sotto la cenere certe focacce schiacciate e dure, le trovavo squisite " .


Gli autori proseguono quindi con la descrizione del mulino o di ciò che ne restava già oltre 40 anni fa.

“Quando il mulino è in vista, il sole è alto e il ruscello si colora d’ argento. L’ edificio è li, su uno sperone di roccia, col tetto di paglia e il displuvio protetto da tronchi concavi di castagno. Sembra tirato fuori di peso da un dipinto di Brueghel e messo li per caso. L’ edera e i rovi rivestono i muri e ricoprono macerie, ma l’ interno è rimasto quasi intatto: in alto la tramoggia servita da una scaletta e sotto il cassone che copre le macine ruotanti. Sul cassone una data: 1848. Nell’ angolo, sul pavimento di legno, un riquadro in pietra, su cui veniva acceso il fuoco. I muri affumicati del locale richiamano alla memoria un altro ambiente, di cui fra breve non resterà neppure la semenza: l’ essicatoio per le castagne, sovente costruito nei boschi, a volte in paese, accanto alla casa di abitazione”.

Oggi di questo mulino, uno dei tanti che erano presenti nella Val Brevenna, non restano che i muri perimetrali. Il tetto è inesorabilmente crollato sotto il peso della neve, trascinando all’ interno del fabbricato i soli di interpiano.

Rimangono al suo interno le macine in pietra e la ruota completamente in legno fissata sull’ albero orizzontale collegata alla ruota esterna, oggi scomparsa.

Rispetto al mulino posto più a monte del torrente questo era sicuramente più antico in quanto tutti gli ingranaggi erano in legno.

Era disposto su tre piani e verso valle in aderenza al mulino era posizionata l’ abitazione del mugnaio oggi in gran parte crollata.

Foto tratta dal libro edito da Sageo dal titolo "alta valle scrivia" scritto da Giovanni Meriana e Camillo Manzitti








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